Facciamo un patto



Facciamo un patto figlio mio grande, facciamo che la saltiamo questa fase in cui rispondi aspro un po' a tutti ma in maniera particolare a me, facciamo che non mi chiedi più di non baciarti davanti a scuola e di non salutarti con "tutto quell'entusiasmo fuori luogo" come dici tu.
Facciamo che non ti scansi sul divano quando tento di abbracciarti, che non critichi ogni cosa che faccio, che non rifiuti i panini che ti preparo all'alba, che non mi chiedi di smettere di fare il tifo per te o di cantare in mezzo alla strada.
Lo so che i pedagogisti, gli psicologi ed i saggi dicono che in questa fase, per crescere ed affrancarti da noi, devi per forza sperimentare la rabbia, devi spingerci e strattonarci, criticare e contrapporti, però noi, zitti zitti, cambiamo il percorso e riprendiamo a parlare come abbiamo sempre fatto, che tanto i pedagogisti mica vengono a casa nostra a controllare se litighiamo come dovremmo no?
Ricominciamo a stare vicini, a ridere, a fare cose buffe in giro per il mondo, cuciniamo insieme come abbiamo fatto sempre, spariamoci i nostri mille mila film seduti accanto a parlare nonostante gli sssshhh di tutti gli altri, andiamo a camminare per ore come ai vecchi tempi, e fermiamoci a "prendere un pò di pizza bianca calda che ne dici mammina?" come mi chiedevi da piccino.
Abbiamo passato ore su un tappeto a far finta di mangiare piatti preparati con il pongo, serate lunghissime a leggere libri che sceglievo per te o che ti facevo scegliere, abbiamo fatto i compiti di sabato mattina con il sole o la pioggia, abbiamo impastato quintali di pasta lievita ed atteso che crescesse dandole bacini e coprendola come fosse un bambino, abbiamo dormito notti e pomeriggi interi allacciati come fossimo una cosa sola e certo che offrirti il mio seno quando piangevi è stato molto più facile che tentare di capire cosa tu stia provando ora,con quello sguardo arrabbiato, e certo che è stato più facile darti la mano per farti rialzare da una brutta caduta, piuttosto che arginare la frustazione di quando gridi e sbatti la porta della camera, è stato molto più facile rincorrerti in bicicletta quando pedalavi senza rotelle, che lasciarti con i tuoi amici per ore senza sapere cosa tu stia facendo, senza vederti, senza sentirti.
Lo so tesoro mio che dobbiamo crescere insieme e che anche io devo imparare a lasciarti andare, a non soffrire della tua demolizione, della tua disapprovazione, del tuo chiedere una distanza, lo so che dobbiamo farlo e che nessun patto si può stringere con un meraviglioso figlio che diventa grande,che sabato ti ho lasciato tornare a casa da solo attraversando il parco per farti sentire che mi fido di te e che puoi farcela tranquillamente, ma non ho mollato un attimo il tuo percorso che ho continuato a fissare con la mente, passo dopo passo, fino a che non ti ho sentito suonare.
Lo so che lo strappo deve esserci altrimenti non ti permetto di crescere ma fa male e volevo dirti che se delle volte non riesco a fare la lotta con te per farti capire chi comanda, è solo perchè sono addolorata e cerco di ritrovare tracce di te in quello che stai diventando.
Facciamo un patto tesoro mio, io resto qui, vicino a te, senza darti troppo fastidio, senza farti troppo vergognare delle mie battute sceme e dei miei urli da bordo campo, ma tu ricordati che il tifo più matto e sfegatato verrà sempre da questo cuore, finchè avrò la possibilità di vivere questa strana vita, finchè avrò fiato per chiamare il tuo nome.

Affare fatto?

Commenti

Post popolari in questo blog

Io in:"Differenze seconda parte"

Diciotto

Nel tunnel