I manichini e l'anestesia



Era quasi buio, lei stava raggiungendo la macchina per tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, lo vide accanto a se, era un uomo di età indefinita, estraeva dalla sua macchina, manichini nudi di donna e li gettava, uno alla volta nel secchione.
Era lento nei movimenti, accurato, si appoggiava sulla pancia i busti pallidi dei manichini, avevano seni floridi, l'uomo inforcava le loro gambe rigide e tornite e le infilava nel secchione che restava spalancato come una bocca affamata.
L'uomo ne aveva tantissimi di questi manichini femmina, erano lisci, le teste staccate, le gettava a parte.
Il senso di angoscia e vuoto l'aveva assalita sempre di più, fin dalla mattina, in una crescente morsa che a poco a poco le aveva levato il fiato.
Ora si era fatto soffocante questo disagio, l'aveva stritolata come le spire di un boa, si era fatta di nuovo trovare tanto scoperta e tanto indifesa, la rabbia ed il disarmo le riempivano gli occhi di onde che la offuscavano e stordivano.
Era stato solo amore, in una intera giornata insieme, non c'era stato un solo minuto di sesso, era stato solo amore ne era certa.
Ed ora c'era solo questo vuoto davanti, un enorme baratro freddo di silenzio che non aveva la forza di rompere in nessun modo.
Lei aveva sempre odiato l'anestesia, il sentirsi addormentare da qualcosa di diverso dal benefico sonno.
Era terrorizzata dall'idea di essere stesa e sdraiata da qualcuno, senza che lo potesse decidere lei lucidamente.
Non amava perdere il controllo se non per abbandonarsi nelle mani di chi l'avrebbe semplicemente potuta amare od accudire.
Lei entrava in sala operatoria a piedi, si faceva raschiare da sveglia, nessuno riusciva a tenerla sdraiata su una barella.
Il dolore si era fatto lancinante, si guardava in giro spaventata dal suo stesso cuore, lo ricordava bene tutto questo senso di vuoto, lo sentiva forte come un calcio nello stomaco, ci aveva impiegato così tanto a ricacciarlo, a tentare di dimenticarlo e adesso eccolo, sbattuto addosso nuovamente quando non se lo aspettava più.
I manichini erano ormai diventati una montagna di corpi accatastati, mani e piedi e ventri gettati via.
L'uomo aveva svuotato completamente la propria macchina dai corpi di quelle donne dure e ferme.
Lei era rimasta seduta in macchina, con le mani immobili sul volante, lo sguardo fisso sull'uomo, aveva atteso che finisse di gettare fino all'ultimo pezzo di quelle curve sinuose, che avesse terminato le mani e le carezze, le braccia ed i baci, che avesse esaurito il suo bottino ed alla fine, ormai si era fatto buio, era ripartita piano, senza neanche riuscire a piangere.

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