Lei


Aveva appena compiuto un'età che la maggior parte delle persone considerava "matura".
Da allora era diventata drammaticamente bella.
Era di una bellezza pungente, commovente, dolcissima.
La sua bellezza aveva acquisito un non so che di sfacciato ma mai volgare, qualcosa di potente, di disperato.
Era disperatamente bella, perchè portava addosso la consapevolezza di avere ormai poco tempo, pochissimo tempo per esserlo ancora.
Aveva fretta e smania di essere bella, attraente, sensuale, aveva la sensazione che tutto il fascino che proveniva da lei stessa, le scivolasse dalle mani, arrancava dietro la propria bellezza ma senza scomporsi, tentando di restare integra nella sua corsa al piacere.
Comprava profumi e se li metteva di notte prima di dormire, per sentirli mentre si rigirava fra le lenzuola, bramava tessuti nuovi, sofisticati, eleganti, guardava scarpe ed annusava l'odore delle calze nuove nei negozi di intimo.
Si lavava con più dolcezza, indugiava sulla sua pelle toccandola, bagnandola, curandola.
Pensava alla propria bellezza con l'eccitazione di una bambina che inizia un nuovo gioco, trangugiava sguardi e sputava via i commenti degli uomini grevi.
Era una donna di mezza età.
I capelli lunghi, lisci, sottili e lucidi, qualcuno bianco, qui e là, quasi esaltato in mezzo agli altri ancora colorati.
Il collo vitale, stanco ma vitale, le mani lunghissime e candide ed i piedi così femminili, morbidi e pallidi.
Aveva pensato che occupandosi della propria bellezza, avrebbe illuminato la morte, spaventato la paura, ingannato il dolore.
Camminava bella, piegando le ginocchia, talvolta la borsa che scivolava giù, le scopriva la spalla lasciandola nuda, si inumidiva le labbra in un gesto irresistibile, raccoglieva i capelli con le dita e poi li lasciava cadere di nuovo, ogni volta in una nuova forma, una diversa sfumatura, un nuovo disegno.
Conosceva il suo piacere, decodificava perfettamente ogni suo più intimo pensiero, seguiva il suo desiderio con fedeltà e precisione, non falliva più.
Si prendeva ciò che voleva.
Non sprecava più neanche un sussulto, non rinunciava mai.
Sapeva diventare la seconda pelle di un uomo se voleva, ed era in grado di uscirne appena ne fosse stata delusa, senza soffrire troppo.
Palpitava e sbatteva ma sempre mantenendo la direzione, poi riprendeva a cammianre dritta.
Aveva una luce magica sulla faccia, un'aria arrendevole, irresistibile, ma non rumorosa, piuttosto era invece strisciante, avviluppava e colpiva improvvisamente, quasi silenziosa.
Non aveva più vent'anni, ma ogni vibrazione la scuoteva più di quando era ragazza.
Lo stupore le si annientava sul volto ogni volta che sbatteva contro il muro di una volgarità, di un egoismo, di una trascuratezza di maschio.
In fondo dentro sè, sperava ancora di innamorarsi, immaginava che qualcuno la avrebbe amata davvero, l'avrebbe amata tutta quanta.

Lei era sempre stata bella ma non lo aveva mai saputo prima d'ora.

Adesso, solo adesso, troppo tardi ormai, era riuscita ad essere finalmente Lei.

Commenti

Massimo ha detto…
Lui
Aveva sicuramente più vita dietro che davanti.
Ma non era un omosessuale passivo.
Semplicemente era entrato nella mezza età, ci si era trovato bene, si era messo comodo, aveva spiumacciato la sua mente e si era messo alla ricerca ella serenità.
Ma lui e la serenità non si erano mai incontrati.
Le molle nel materasso della vita lo tenevano sveglio.
E in effetti da giovane era molto ma molto meno sveglio. Funzionava.
Bello proprio no, ma l'importante è saperlo.
La bruttezza è un bene durevole. Ma non si poteva certo definire brutto, in fin dei conti. Mai una certezza.
Camminava sempre guardando per terra. Il numero delle monetine trovate a terra in tutti i suoi decenni non bastava di certo a giustificare la postura. E poi quando ogni tanto alzava lo sguardo si stupiva di ciò che vedeva in posti dove era stato centinaia di volte. Quel palazzo era sempre stato lì?
Era diventato indulgente con i giovani. Aveva imparato che non si è mai troppo vecchi per commettere errori.
Del sé giovane conservava il vezzo di pensare e ponderare ogni acquisto anche piccolo. Preferiva tante piccole cose ad una cosa grande.
Amava le donne. Da giovane amava amare donne che non lo amavano. Questo lo faceva risparmiare molto in pizze e gioiellini.
Ricordare i vecchi amori lo faceva sempre soffrire.
Certi giorni si piaceva, altri non si sopportava.
Tornando indietro non ripercorrerebbe gli stessi passi.
Vorrebbe una seconda possibilità. Litiga con Dio molto spesso per questo. Ma non è facile avere ragione.

Legge sempre di lei.
Gli piace leggere di lei.
Lei è così giovane.
Ma forse pensa di non esserlo abbastanza.
Almeno ha scoperto di essere bella. Probabilmente ha riavuto semplicemente l'udito e la memoria, perché lui pensa che glie l'abbiano detto in tanti.
Lui non l'ha mai vista.
Ma anche senza la fotografia sul profilo non aveva dubbi.
La aveva anche scritta, un'ode alla bellezza di lei.
Chissà dove è finita.
Tutto scorre, tutto scrolla, tutto si estingue (Panda rei, direbbe Emme).
Lui pensa di conoscerla bene, e la cosa non gli sembra priva di senso. Anzi la trova molto più sensuale che sensata.

silvia ha detto…
Scrive specialmente per lui.
Le piace che a lui piaccia leggere di lei.
Aspetta i segni che lui lascia quando legge righe che lo colpiscono.
Lei non è più così giovane.
Si è accorta di essere bella molto tardi, mentre stava smettendo di esserlo, prima era troppo distratta.
Si distraeva a guardare ed a dare attenzione al mondo, un mondo sbilenco ed assurdo.
L'ode alla sua bellezza è al suo posto, ogni tanto la rilegge, parlava anche di sua madre, dei colori che le aveva dato in dono.
Tutto si scrolla anche le pagine su questo diario virtuale, anche i cani si scrollano quando si sentono sporchi e bagnati, è un gesto che lei invidia molto. vorrebbe poterlo fare e capire come ci si senta dopo.
Loro si conoscono più di tanti che si vedono ogni giorno.

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