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Visualizzazione dei post da 2014

Anatemi

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Appena sono diventata mamma, ho tentato di contenermi a tale proposito. Nei primi anni della mia maternità mi sono ripromessa di non farlo quasi mai, e semmai, di farlo in maniera sfumata esclusivamente quando non avessi resistito. Lentamente non sono più riuscita a trattenermi ed ora sono giunta all'apoteosi di tale mia caratterista linguistico-comunicativa, ecco il risultato: "Non saltate sul divano che vi risale il bolo dall'esofago ed i succhi gastrici vi aggrediscono la mucosa!" "Non vi arrampicate sulla libreria, cadete all'indietro e vi lesionate per sempre la colonna vertebrale" "Non dondolate così velocemente, potreste perdere il controllo, impattare sul terreno e restare paralizzati" "Non bevete bevande fredde vi viene una congestione" "Non mi fate gridare così, mi sta partendo un embolo" "Non parlate mentre masticate, potreste incappare in una polmonite ab ingestis" "Non gridate così, vi

Apologia delle parole composte

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Da quando vado a nuoto, apologia dello stringinaso. Da quando fa freddo, apologia dello scaldaletto. Da quando è quasi Natale, apologia dello schiaccianoci. Da quando guido, apologia della sopraelevata. Da quando devo assumere molta vitamina C, apologia dello spremiagrumi. Da quando cucino, apologia del passaverdure. Da quando bevo il cappuccino, apologia del montaschiuma. Da quando ho scoperto gli ossimori, apologia del tragicomico. Da quando ho piacere di indossare dell'intimo elegante, apologia del reggicalze. Da quando ho bisogno d'amore, quindi da sempre, apologia del batticuore.

Come ogni volta con la frolla

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Mi succede da anni. Ogni santa volta. Provo lo stesso identico sentimento, nessuna volta esclusa. Inizio ad amalgamare zucchero, burro, farina, tuorli, un pizzico di sale, la buccia grattugiata del limone. Muovo le mani, ho sempre le mani fredde io, pare sia una buona cosa per lavorare la frolla. La frolla non ama il calore.No. La frolla chiede il freddo, il riposo. Lavoro gli ingredienti, li ammasso, cerco di inglobarli uno nell'altro. Tento accada che il burro abbracci la farina e lo zucchero, che tutto abbia una consistenza ed un sapore finalmente fuso, il sapore inconfondibile della frolla. Dopo pochi minuti la pasta sgretolata mi si arrampica sulle dita, l'uovo resta solo verso l'alto, la farina resiste, il burro resta isolato sui bordi della ciotola, lo zucchero giace sul fondo, guardo l'impasto frantumato, i pezzi singoli che lo compongono e puntualmente penso:"stavolta non mi riesce". Lo penso ogni volta, ogni santissima, singola volta.

Interpretazione dei sogni

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Caffè, schiuma di latte, pane e marmellata, è mattina, c'è già tanta luce. Io ed i miei due bambini a colazione. "Sapete bambini mi è appena venuto in mente cosa ho sognato stanotte, era tutta una corsa angosciante, scendevo giù da un dirupo, sembrava di essere in montagna, era un percorso in discesa pieno di ostacoli, sassi, sterpi, rami, vuoti immensi, correvo, saltavo, avevo il fiatone, cercavo di evitare le buche, i massi sporgenti, l'inciampo nascosto sotto le foglie. Correvo determinata, a testa bassa, concentrata, sudata, spaventata, andavo ed andavo, ma secondo voi dove stavo andando?" Il piccolo, stropicciato di sonno e latte freddo, mi guarda in faccia e mi dice:"dove ti pare mamma, andavi dove ti pare".

A tua madre chiederei

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Se potessi sedermi e parlare con tua madre, le chiederei tante cose. Le farei molte domande su come eri, quello che facevi e dicevi, soprattutto su come lo facevi e dicevi. Le chiederei cosa ti faceva piangere e cosa ridere Il regalo di Natale che ti ha più emozionato Se dicevi le poesie sulla sedia e se mettevi i soldi da parte Se ti piaceva farti fotografare Se desideravi essere ninnato Se volevi essere imboccato Se ti sbucciava la frutta dopo pranzo Le chiederei l'esatto colore dei tuoi capelli dopo l'estate La tua grafia sui primi quaderni Il tuo tema più bello La ferita più sanguinosa Il maglione fatto dalla zia che non volevi mettere perchè ti pizzicava il collo Le chiederei come ti addormentavi Chi volevi diventare A chi assomigliavi appena nato Le chiederei degli amici che hai portato a casa e delle partite che hai urlato in salone Vorrei sapere quanto tempo ti chiudevi in bagno da adolescente Quanto eri bello mentre dormivi la notte La febbre che

Poesia perplessa e sbilenca con termini internazionali, che mira a cogliere le contraddizioni del vivere

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Perchè hai chiuso il grande bar di periferia per più di un mese causa ristrutturazione? Perchè hai sostituito il vecchio bancone con uno nuovo delavè? Perchè hai acquistato tutti mobili wengè? Perchè hai dato questo tocco shabby chic al tuo locale nel sobborgo romano? Perchè hai scartavetrato tutti i complementi d'arredo imitando lo stile decapè? Perchè hai messo grandi luci dal mood industrial? Perchè hai messo una grande teca di cristallo per esporre i cibi? Perchè hai fatto tutto questo se continui a proporre tramezzini imbarcati?

Mia nonna e lo zucchero

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Mia nonna era secca come un fuscello, con una testa piena di capelli castani,indossava i tacchi anche per andare al mercato, profumava di caffè tostato di Castroni, e di pane ciabatta ben cotto. Mia nonna, quando si è guardata allo specchio e si è scoperta i capelli bianchi che avevamo smesso di tingerle perchè ormai era vecchietta ed aveva l'Alzheimer, se li è tirati rabbiosa e voleva morderci tutti. Mia nonna aveva le mani storte dall'artrosi e si è fatta un gran culo per tutta la vita. Mia nonna preparava ogni giorno un termos di caffè caldo pieno di zucchero. Mia nonna mi faceva lo zabaione con talmente tanto zucchero che lo sentivi scrocchiare sotto i denti. Mia nonna friggeva le frappe e le riempiva di zucchero. Mia nonna faceva il ciambellone e ci metteva tanto zucchero. Chissà quanto spendeva mia nonna di zucchero.

Riassunto

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Silvia, trentanove anni, capelli corti da un pò, sessantaquattro chili che dovrebbero essere sessanta al massimo,una terza coppa C di seno, molta fame, una psicologa di nome Anna con gambe lunghissime. Detesto le mie gambe, del cappuccino bevo solo la schiuma, non finisco mai una tazzina di caffè, il colore lampone è un bel colore ma non lo uso quasi mai. Tanti libri fra le mani, la musica ovunque, grande disordine delle cose intorno e dentro me, casa mediamente pulita, desidero tanto una poltrona ed una lampada da terra che la illumini, la dieta la interrompo e riprendo continuamente. Quarantadue/quarantaquattro la mia taglia di pantalone e gonna ma se li compro da H e M indosso una quaranta, perciò vado sempre lì, quaranta di piedi, per le calze meglio una seconda misura, ma ho sempre usato la terza, effettivamente mi stavano un pò lunghe mi stavano. Ho la congiuntivite ed una borsa Furla che non desideravo ricevere. Ho pochissime Amiche, molta rabbia, un polipo alla colecisti

Balbuzie

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La balbuzie è infame. La balbuzie allunga le parole, strozza i suoni, appende i pensieri alle labbra. La balbuzie è un'inciampare nel parlare, una zoppìa del dire. La balbuzie rompe il ritmo, distrugge la fluidità, fa rumore di trazione sulla lingua, stride e frena, arrotola ed intreccia. La balbuzie confonde, distrae, stringe il cuore di chi ascolta. La balbuzie fa venire voglia di dire "non fa niente, lo dirò un'altra volta", ma questa volta non arriva quasi mai e si accumula ad altre volte che poi non sono arrivate, ed allora si crea una montagna di cose non dette ed altre volte mai giunte. La balbuzie incaglia i pensieri, rende melmoso il linguaggio, fa ristagnare l'intenzione di raccontare. Da un pò di tempo balbetto, non riesco a parlare, se devo raccontare chi sono, cosa voglio, cosa sogno. Da un pò di tempo sono la balbuzie di me stessa.

Lo spogliarello

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Vorrei farti uno spogliarello dell'anima. Vorrei che mi guardassi mentre lo faccio. Vorrei togliermi tutto da dosso, vorrei farlo molto lentamente, e finalmente restare nuda davanti ai tuoi occhi. Vorrei spogliarmi zitta e dirti solo "guarda, questa sono io". Vorrei che osservassi e toccassi il mio intimo e non l'intimo che indosso. Vorrei che mi vedessi trasparire nei sussulti che ho avuto, nei respiri che starò facendo in quel momento, battere dei miei desideri profondi. Vorrei che sgualcissi il mio abbigliamento intimo e che invece ti prendessi cura del mio Intimo, senza masticarlo troppo,senza sfilarlo, senza strappargli i pizzi,vorrei che ne mordessi le cuciture fallate, le irregolarità della trama, che ne analizzassi il filato e la tinta che gli ha dato il suo esatto colore. Vorrei che le calze scivolassero via dalle mie cosce e che le vedessi senza schermo, fin dentro alle vene, al grasso, ai capillari. Vorrei che finalmente mi vedessi tutta, senza la

La capoccetta

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Lui le aveva detto che il proprio petto era stato creato appositamente per contenere la sua capoccetta e custodirla con cura. Lui l'aveva incontrata in un caffè, lei aveva inserito un dito dentro ad una preparazione da esposizione ed aveva tentato goffamente di ricomporla, lui l'aveva guardata e le aveva detto sorridendo:" quando intravedo la tua capoccetta fra la gente, è strano, mi viene voglia di dirti "vieni qui e dimmi come devo fare" ma subito dopo mi viene anche voglia di dirti "vieni qui che ti spiego come si fa". Lei andò via trascinando una busta di carta con dentro una camicetta nuova.Rossa.

I peluche si bagnano

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Un figlio aggrappato alla mano sinistra, uno alla mano destra, passeggiamo. Appesi ad un palo della luce vediamo:un peluche scolorito, altri giocattolini, una targa con un nome ed una preghiera. "Mamma che cos'è?" immancabile la domanda mi arriva sul collo. "è il punto dove purtroppo è morto un bambino ed in sua memoria hanno messo e scritto ciò che vedete tesorelli miei" "che brutta cosa" "bruttissima amori" "è morto qui?" "evidentemente si, sarà stato un incidente" Silenzio, teste basse, restiamo fermi. "Mamma, se moriamo, non li mettere i nostri peluche sulla tomba, che quando piove si bagnano".

La passeggiata ed il mare

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Giravo per le strade qui intorno. Scampoli d'umano mi si paravano davanti, talvolta ci inciampavo. Trascinavo il passo, c'era afa di fine estate, puzzo di macchine ed asfalto. Un uomo con la pancia rilassata e prominente teneva un cane triste al guinzaglio, guardava in alto, anche il cane. Un signore si lasciava tagliare i capelli dentro ad una barberia grigia, fissava i suoi piedi, i capelli gli cadevano giù a ciocche bagnate. Signori in pensione al parchetto con la ghiaia discutevano del nuovo campionato, una coppia sotto braccio con scarpe ciabatta deformate, sparlavano della cognata ricca, vetrine piene di anelli d'oro impolverati, bar con gruppi di persone che consumavano aperitivi e vecchie patatine marroncine,un ragazzo ed una ragazza stretti in un abbraccio da grandi, uno scimmiottare d'amore. Zaini costosi per la scuola, zaini di marca, un nugolo di adolescenti pieni di parolacce e bestemmie per spingere un dialogo riconoscibile agli altri, farlo rimba

Breve storia di un bacio

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Baciami la testa, sento così tanto dolore. Ti bacerò le tempie, entrambe, per succhiarti via il battito, la percussione, il male. Poi ti bacerò la fronte per i tuoi pensieri più neri. Poi gli occhi, ti bacerò quelli per lasciarti riposare. Poi ti bacerò il naso per la bambina che ancora sei. Finalmente ti bacerò la bocca per la donna che sei diventata. Il collo, bacerò il tuo collo bianco, per l'immaginazione che ci scorre dentro. Bacerò un tuo seno per la mamma che sei, l'altro per la generosità senza freno che hai. Bacerò le tue cosce per non aver paura dell'inverno che verrà. Bacerò il tuo ombelico per farti ridere. Bacerò il monte di Venere che si gonfia sotto di te, per riposarmi un pò anche io. Il tuo sesso bacerò lieve, per il suo tasso alcolico ed il suo zucchero sciolto. Bacerò il tuo sedere per avere la visione tutta. Il piede, bacerò il tuo piede destro perchè mi piace e poi il sinistro perchè lo adoro. Ancora ti bacerò gli occhi per farti risv

Buongiorno Silvia

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Fine Luglio, ore nove circa, mattina pigra, niente lavoro, trabocco di gratitudine inspiegabile oppure ampiamente spiegabile ma non necessariamente contingente, leggo a pancia sotto sul mio lettone, intorno a me la musica che voglio, una bella colazione appena divorata,un'odore di mare che arriva dalle finestre spalancate anche se il mare è lontanto, a pensarci bene è più una sensazione di mare che un vero e proprio odore. Gongolo rigirandomi in un raggio caldo che mi si irradia fin dentro al coccige e si arrampica nel profondo delle mie terminazioni nervose, nelle articolazioni, nelle ossa. Un improvviso squillo del telefono cellulare che rompe l'idillio solitario dentro il quale mi stavo liquefacendo, una sensazione di vetri infranti si affaccia prepotente dentro me:"pronto" biascico mesta e malmostosa. "Buongiorno Silvia!" cinguetta una voce che simula un'amicizia ventennale traboccante di bei ricordi vissuti insieme. "Buongiorno mi dica&qu

Distacchi d'amore

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I miei bambini sono partiti per la prima volta. E' estate, una strana estate, intorno a me una casa silenziosa, assolata. Gli zaini pieni di cose, per correre, mangiare, dormire, crescerci dentro. Sono partiti senza i loro peluche, senza di noi, senza me. Ora sono lontani da qui, un filo potente e trasparente ci lega, come quello dei pescatori. Sono da una parte diversa da quella in cui sono io, vedono cose che io non vedo, annusano aria che non conosco. Si riempiono gli occhi di mare e montagna, di alberi e sabbia, si stanno facendo delle idee, vivendo delle emozioni ed io non gliele sto filtrando, non sto dando loro un nome, non preparo per loro la colazione. E' una strana estate, sono partiti senza di me per dieci giorni, non era mai successo, sono nel mondo ad imparare a stare senza di me, ed io imparo con loro la medesima cosa. I pullman, gli abbracci, le partenze, le sagre, i bagni, le escursioni. Le loro ginocchia, le loro gambe, i loro visi. La crema solare

Disabile emotiva

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Sono diventata una disabile emotiva, un'incontinente sentimentale. Mi affido, mi lego, mi ribello e divincolo. Fuggo, nascondo la faccia e le mani, poi esco dal buio, mi rialzo, guardo la luce, riprendo a camminare e ricado. Il benessere ed il peso, il sollievo ed il dolore, lo slancio e la paura, l'avanti e l'indietro, la protezione ed il soffocamneto, la cura e la dimenticanza, la leggerezza e la colpa, il sesso e la solitudine, l'esposizione a petto aperto ed il nascondiglio del cuore, il coraggio e la meschinità, il rischio e la sicurezza, la spinta e la repulsione. Su una giostra folle, la mia, sono tutto, sono qualunque cosa, sono vicinissima e lontana,sono nessuno, sono tutti, sono lui, sono lei, sono niente.

Un'altra estate

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Se l'amore fosse la somma esatta risultante da numeri aggiunti, corretti e giusti, sarebbe perfetto. Se l'amore fosse quello più quello uguale questo, non ci sarebbero intoppi. Se l'amore fosse matematica che da secoli non è un'opinione, filerebbe tutto liscio. Certamente però, non sarebbe amore. Non lo so davvero se esista in senso stretto qualcosa di tanto grande come amare, quanto sia una proiezione di noi, uno specchio nel quale riconoscerci, un'allucinazione a due, un bisogno disperato, una convenzione sociale, un'epidemia molesta di libri, film e canzoni. Non capisco davvero quale possano essere le coordinate reali di un amore. So solo che ogni volta che ho voluto crederci, poi non è accaduto. Mi sono comportata da innamorata, ho detto e fatto cose da innamorata, ho sentito emozioni assimilabili all'innamoramento ma non lo ero infondo a me, dentro a quel cumulo nero che non conosco bene, quella voragine che sono io, quella donna di trentanove

Ambulanze e condomini

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Domenica di sole, profumi di arrosti e pranzi migliori, la sirena dell'ambulanza inconfondibilmente vicina, troppo vicina. La sirena dell'ambulanza esattamente sotto casa nostra, il suo sibilo assordante si ferma, il camioncino bianco e rosso si blocca, si aprono gli sportelli, ne fuoriesce lo sferragliare di una lettiga, gli infermieri rapidi. Lentamente siamo tutti sui balconi, uno di fronte all'altro, i due palazzi paralleli, gremiti di persone alle finestre, ci guardiamo. Alziamo ed abbassiamo le teste come per un appello silenzioso senza dirci nulla, come per contarci, riconoscerci: secondo piano con figli piccoli presenti, la tassista dell'attico presente, piano terra con signora anziana presente, terzo piano con neonata presenti, coniugi pensionati pulitori affiatati e sincronizzati presenti, uomo fissato con la sua macchina e la pasta abrasiva presente, noi presenti. Nessun suono riempie più l'aria, siamo tutti in piedi come quando entrava il preside in

Lacrime di tartaruga

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Che strano piangere senza volerlo. Era una sensazione buffa, come quando le si erano rotte le acque per partorire il suo primo figlio: usciva da lei con violenza, qualcosa che non era affatto in grado di trattenere. Sul divano di pelle della psicoterapeuta era un pò così. Aveva iniziato a piangere mentre raccontava, aveva provato a rificcare le lacrime dentro di sè con le unghie, spingendo il naso, inspirando, ma quelle erano testarde e volevano fuggir via dai suoi occhi, abbandonare quel sacchetto lacrimale e rigenerare nuove lacrime che chissà quando le sarebbero nuovamente spuntate fuori, in quale occasione. Era strano stare di fronte alla sua terapeuta e piangere. Era strano piangere di fronte a qualcuno che non ti può abbracciare o accarezzare il viso. Era strano piangere davanti a lei, alzarsi e pagare. Era strano poi, trovarsi fuori nel sole, a camminare senza più quel segreto sulla pancia, lasciato lì sopra al tavolinetto basso, vicino alla tartaruga di terracotta. N

Aspirante medico

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Da piccola sognavo di fare il medico. In ordine cronologico ho sognato di fare:la macellaia, la ballerina, la madre teresa di calcutta, la strizzacervelli, l'attrice drammatica, la scrittrice drammatica, la cabarettista, la neurologa, la psicoterapeuta di coppia. Però il ricordo più forte e vivido è quello del desiderio di diventare medico. Volevo fare il dottore per poter scrivere con quelle penne panciute e scorrevoli sul ricettario gonfio, rosa e liscio, mettere il timbro con un gesto secco, riporre la penna nel porta penne con la scritta AUGMENTIN 500, dire lentamente mentre il paziente ti ascolta in religioso silenzio:" allora lei adesso MI fa, questo e questo prima di pranzo e cena" anzi avrei detto "prima dei pasti", sognavo di poter chiudere la visita con un: "mi raccomando signora, mi faccia sapere come va" tendendo la mano, non vedevo l'ora di giocherellare con la penna-lucetta, di profferire la frase:" dica trentatrè" e s

Le scarpe nuove e l'aereo

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Quando compro delle scarpe, le indosso subito. Lo facevo con le ballerine lucide da bambina, l'ho fatto con le scarpe da ginnastica da ragazza, lo faccio ora con i tacchi da donna e magari lo farò con le calzature ortopediche da vecchia. Le scarpe nuove mi fanno venire l'acquolina alla bocca, finchè potrò comprare un paio di calzature intonse ed appena scelte, tutta questa storia del vivere mi sembrerà più sopportabile. Non prendo mai la scatola delle scarpe fra le mani per portarla mestamente a casa, non la ripongo nell'armadio, non vado ad aprirla per guardare le scarpe nuove di tanto in tanto. Non continuo ad indossare quelle vecchie aspettando che si facciano ancora più vecchie. Non mi è mai capitato di acquistare e venerare un oggetto, non voglio guardarlo, voglio indossarlo, usarlo, consumarlo, viverlo, starci dentro. E adesso vorrei fare un viaggio perchè non ne faccio uno da troppo tempo, non tanto per la voglia di scoprire nuovi luoghi, incontrare gente

Ingredienti e trionfo di frutta

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Del menù degli sposi ho sempre atteso il trionfo di frutta. Detesto le torte, ancor di più il pan di spagna. Ho due figli, 64 chili un'altra volta, due seni entrambi terza misura, 40 di piede specie per le scarpe da ginnastica, una seconda taglia per quanto concerne le calze, nonostante abbia da sempre comprato una terza, un caos interno difficile da quantificare, dei piatti bianchi avorio spaiati, un muro di libri, una manciata di denti storti,due cosce linfatiche, un sedere da femmina anzi da due femmine messe insieme, un olfatto fortissimo ed imprescindibile per qualsiasi scelta debba compiere, un'adenoma alla colecisti che ho chiamato Peppino,una pasticca di vitamina C a digiuno, una sideremia penosa,una psicologa di nome Anna, una bicicletta viola, forte idiosincrasia per chiavi e carte da gioco, notevole instabilità sui tacchi, tendenza alla tachiaritmia avente tre cause etiologiche ancora ex equo e quindi non accreditate, numerosi mal di testa, freddo post prandial

Ritorno di fiamma

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E' successo quando ormai non me lo aspettavo più. Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui l'avevo provato in maniera così violenta e profonda. Improvvisamente ho ripreso a tremare, le mani non sapevano più come andare, la pelle era piena di schegge puntute. Non ci pensavo più a questa cosa, era lontana, messa via, accatastata nei ricordi e privata del suo vecchio significato. Era metà Aprile e questo mi stupiva ancor di più, l'ho sentito montare lentamente ma in maniera inesorabile. L'ho riconosciuto quasi subito dopo il primo stupore. Ho percepito come un vento impietoso che mi soffiava sul cuore. Gli ho dato subito un nome, il suo nome preciso, quello di sempre, quello che mi hanno insegnato fin da bambina. Faceva un cazzo di freddo che ho dovuto riaccendere la caldaia.

I sogni rovesciati

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Ho dormito malissimo tutta la notte, mi sono girata e rigirata fra lenzuola e coperte. Ho respirato a fondo, stretto gli occhi, cambiato posizione, allungato le braccia, raccolto le gambe. Ho provato a contare, a tentare di convincere una storia ad entare nei miei pensieri zitti. Mi sono cantata una ninna nanna dolcissima. Non c'è stato niente da fare. All'alba ho scoperto di avere avuto per l'intera la notte il cuscino al contario, ed ho trovato i miei sogni tutti rovesciati.

Finchè

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Finchè, passando per il parco, mi capiterà ancora di vedere un bambino piccolo come un cagnolino basso, dare un calcio alla palla e segnare un gol alzando le braccine al cielo. Finchè mi alzerò con la fame e la voglia. Finchè ci saranno pic nic improvvisati, d'amore e musica. Finchè ci sarà posto per la mia testa sul tuo petto. Finchè mi sorprenderò d'un mio sentire. Finchè un'ora in più di luce a Marzo, mi emozionerà come la prima volta. Finchè vedendoti, mi verrà l'irrefrenabile voglia di saltare. Finchè un padre costruirà le porte da calcio per i figli, con i giacconi sull'erba. Finchè mi capiterà di trovare la cena pronta sul tavolo apparecchiato. Finchè mi verranno i brividi per un messaggio inaspettato. Finchè mi verrà voglia di andare a piedi. Finchè potremmo ridere dello stesso spezzone del film. Finchè una mamma leggerà una favola ai propri figli anche se le si piega la testa dal sonno. Finchè si troveranno fotografie in cui ci s

Temo

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Temo le mie labbra inerti e silenziose. Temo i giorni bui pieni di paura e le grida strozzate. Temo la pelle addormentata senza brividi. Temo la casa senza musica e le scarpe con la punta quadrata. Temo le gambe senza spinta, le guance senza carezze, le notti senza sogni. Temo il vuoto, la dimenticanza, la distrazione d'amore. Temo i piatti insipidi, i profumi dolci e stordenti, le primavere senza sole, il mare senza tempeste, il largo senza onde, la battigia senza risacca. Temo i gatti senza fusa, gli uomini senza peli e senza cuore, i piedi senza solletico, i letti senza coperte. Temo l'abisso visto dal bordo di una montagna, la pagina non scritta, la canzone non dedicata, il cappuccino senza schiuma. Temo l'assenza ingiustificata, il giudizio affrettato, le equazioni ed i problemi geometrici. Temo i calcoli, i numeri, il sudoko e lo spavento. Temo le tue mani aride, la confusione, le luci al neon, le scarpe con il tacco a stiletto. Temo la vertigine, il c

Per tutte le volte

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Per tutte quelle volte che ho sentito di non farcela e mi sono fermata. Per tutte le volte in cui mi sono sentita delusa e mi sono tirata indietro. Per tutti i cuori che ho rubato e non restituito. Per quelli ai quali ho fatto male non volendo e forse anche volendo. Per tutti i formaggini masticati direttamente nella carta, per la stanchezza di sbucciarli e la fame di mangiarli. Per tutte le volte in cui ho raccolto i biberon dei miei figli da terra e ne ho succhiato i ciucci per la pigrizia di cercare una fontanella al parco. Per tutte le volte in cui ho pensato a cosa avrei dovuto fare o dire per essere giusta. Per tutti i semi di girasole che metto nell'insalata e non so se mi piacciono davvero. Per tutte le donne che sono mentre cerco me stessa. Per tutti gli uomini che mi hanno fatto da padri, ed amanti e mentori senza amarmi davvero. Per tutti i pacchetti benessere che ho proposto e che hanno attratto maschi e schifato te. Per tutte le volte in cui tu hai capito

Il mio puzzle

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I pezzi del mio puzzle sono sparpagliati ovunque. Non mi posso riconoscere guardando nel posto dove era appeso prima, cercando nel luogo d'un tempo, dove lo tenevo affisso da sempre. Era il mio puzzle, dentro c'ero io. Ora i pezzetti, piccolissimi e fragili, sono finiti sotto al divano, qualcuno è volato fuori dalla finestra, altri li ho schiacciati con i piedi pieni di fango, alcuni sono sulle sedie, incastrati nei cuscini. Non riesco più a chinarmi per raccoglierli e tentare di riattaccarli, in quel gesto, durante quel tempo, va a finire che ne perdo molti altri e mi duole la schiena. Il puzzle è rotto, deflagrato, spappolato e si vede la colla vecchia, ormai ingiallita, che aveva tentato di tenerlo insieme in questi anni. In molti punti non era davvero completo, i pezzi non combaciavano realmente, la colla li teneva insieme, da lontano poteva sembrar vero, avvicinandosi però, la puzza della colla ed il suo cordone appiccicaticcio, si manifestavano per ciò che erano

Tempi supplementari

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Ho quasi quarant'anni. Mi è venuta una gran fame. Sto cercando di recuperare la musica che non ho conosciuto. Sto rincorrendo il corpo che non ho mai curato. Sto allenando muscoli che non ho mai spinto. Sto riempiendo di crema le rughe che sono arrivate e non so come arginare. Sto correndomi dietro, davanti, sopra. Sto tentando di mettermi in pari con le esperienze che non ho vissuto, l'amore che non ho fatto, gli uomini che non ho incontrato. Sto rimpiangendo i viaggi che non ho mai intrapreso, il vino che non ho bevuto, le sigarette che non ho fumato,la maturità che non ho vissuto con una classe, le follie che non ho scelto, le gite per le quali non sono partita,le testate ed i capitomboli che mi sono scrupolosamente evitata, risparmiata, dalle quali mi sono protetta paurosa e smarrita. Vorrei cadere adesso e scivolare e perdermi e non avere un falso appiglio al quale assicurarmi. Solo che ho quasi quarant'anni, scivolando mi guardo, e sono solo patetica.

Il giorno dopo San Valentino

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Ho sempre detestato la festa di San Valentino. Oggi è il giorno dopo. Tempo fa scrissi questo per un vecchio amore, davvero troppo vecchio, indubitabilmente morto ormai: Voglio farti un massaggio. Voglio che mi fai saltare i gancetti della guepiere. Voglio andare al cinema con te. Voglio prenderti a schiaffi. Voglio mangiare la tua barba. Voglio cucinare una minestra calda per te e fissarti mentre la mangi. Voglio ballare Us and them che è un capolavoro, stretta a te, ma proprio stretta sai? Voglio che mi levi il fiato. Voglio sei chili di chupa chups alla ciliegia sul mio parabrezza. Voglio dormirti addosso. Voglio morderti le labbra, a sangue possibilmente. Voglio farti ridere. Voglio che mi insegni e mi mostri. Voglio che ascolti mio nipote che suona i Floyd con la chitarra ed ogni giorno diventa più bravo. Voglio che mi vieni a prendere con la tua cazzo di macchinina ibrida e che mi fai sedere sul sedile accanto al tuo. Voglio far zompare la cent

Associazioni libere

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Adesso dormi amore mio mancato. La teoria di Fuller:ad ogni spazio asimmetrico corrisponde uno spazio simmetrico. Se fossi stato buono nonna non sarebbe morta. Batti il tuo record, supera il tuo limite, prenditi ora ciò che vuoi. Non si inizia domani, non si smette domani, oggi smetto, oggi inizio. Non si pensa "vorrei" si pensa "voglio". Non si sta seduti sperando che un giorno arrivi,ci si alza e ce lo si va a prendere. Non c'è scommessa più persa di quella che non ho fatto. Ho letto le tue parole, mi sono entrate nei polmoni, finalmente respiro. Vorrei darti un colpo nei sensi. Jimi Hendrix era mancino, Cinthya faceva i calchi dei membri delle rockstars,Hendrix aveva un gran membro portentoso, lui ha mangiato tre frappe calde e non ti ha neanche guardata in faccia per dirti le cose che forse non ha neanche da dirti. La cantante dei Mamas and Papas è morta soffocata da un panino al prosciutto, le sue mani sono affusolate e lunghe, preparerò un menù

Primo Febbraio

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La notte, quando la stanchezza ha un corpo più duro e pesante del mio e mi schiaccia sul cuscino, rovesciando le mie idee e spingendo fuori i miei sogni, sento il dolore del mondo. La notte, quando il buio lo raggiungo tendendo la mano, percepisco l'urlo di ognuno di noi, è agghiacciante e non mi consolo. Poi mi sveglio ancora una volta e non smetto di esserne grata, la mattina mi emoziona sempre, ed annuso l'aria, subito, e di nuovo mi sembra possibile alleviare il male, cercare pace. Ogni nuovo giorno mi vede impegnata nella ricerca spasmodica di amore, mai sazia di cose e persone che mi smuovano l'anima, tesa ed attenta come un cane da caccia, pronta a balzare in groppa ad un'emozione che mi lenisca il bruciore. Il bruciore di un tempo che sfreccia, un tempo che mi toglie tempo e possibilità, mi aggiunge difetti ed incrementa la mia capacità di godere di ogni microscopica cosa. E mi trovo ad amare così puramente una mia amica, un piccolo paziente che dice &quo

Something stupid like I love you

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Il primo amore non si scorda mai, si può amare una sola vera volta nella vita. Cose che si dicono, qualcuno sarà d'accordo, qualcuno meno. Sono certa del fatto che essere innamorati ci permetta di guardare l'altro con gli occhi dell'amore, occhi poco obiettivi, occhi di filtro, occhi fallibili. Occhi così pieni da traboccare e non riuscire a mettere più a fuoco. Vediamo l'altro con gli occhi dell'amore e quello che vediamo è appunto amore, non l'altro davvero. Ciò che ci capita dentro agli occhi è forse una massiccia e disperata proiezione del cuore, un rovescio di aspettative, credenze e bisogni, necessità profonde, sconosciute, inconsolabili. Al contatto con l'oggetto d'amore ci sembra di essere sollevati rispetto al mondo intero, di camminare in un posto migliore, di respirare aria pulita. Ed invece questo mondo è sempre il solito posto difficile, ma camminarci stando vicino a qualcuno al quale abbiamo affidato il cuore, ci permette di soprav

D'amore e di tempeste

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Non ci credo più in quella faccenda dell'amore. Più non ci credo e più vorrei crederci, più vorrei farlo e più torno a cercarlo testardamente. L'amore lo cerco ovunque e la bulimia mi assale, ingoio sensazioni, mi ci riempio la pancia, monto e smonto emozioni, attiro vibrazioni, seguo tracce, disperatamente vorrei trovare la possibilità di essere ancora ciò che so essere accanto a qualcuno mentre ci si ama, ci si vuol bene, ci si fida. Non mi sono mai sentita tanto sola, senza timone, senza appigli nè ormeggi, non mi sono sentita tanto al largo di un mare sconosciuto, e cerco il faro e mi acceco, e lo scambio con le luci dei paesi sulla costa, e sbatto, e mi fracasso il cranio sugli scogli puntuti. E cerco il fascio di luce per ritrovare la via, il porto, il rientro, l'attracco. Il faro dovrei essere io e nessun altro, i punti cardinali dovrebbero stare custoditi dentro ai miei occhi, dovrei fermarmi, smettere di remare disperatamente, di affannarmi, di sputare fia

Epifania

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La festa dell'Epifania mi ha sempre messo una gran tristezza. Il giorno della befana ha generato in me, da tempo immemore, considerevole mestizia e somma angoscia. Una profonda e strisciante cupezza mi coglie nelle giornate comprese fra il 5 ed il 6 di gennaio. E' uno stato d'animo assimilabile a quello che provavo ed ancora provo ogni domenica sera intorno alle 18. La domenica sera mi prende una malinconia schiacciante, tutto diventa buio e patetico, cerco di dirmi "è ancora domenica" ma non ci credo neanche io, sono consapevole che in verità è già lunedì, è già scuola, è già lavoro, è già corsa affannosa e colazioni in piedi. L'epifania è come la domenica sera paragonata al sole della domenica mattina. Il cinque gennaio il presepe è mezzo smontato, le pecore rantolano riverse sul muschio, l'albero pende da un lato ed i biscotti di zenzero appesi in giro, sono mosci come certe cose mosce e poco frequentabili al fine d'esserne contente e soddis

Il vento fra i piedi

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Interno, vacanze di Natale, lucine intermittenti, decorazioni in ogni dove, pandoro sul termosifone. Il nano piccolo si lancia nel letto:" facciamo quattro chiacchiere mamma?" E' il suo modo per chiedermi di coccolarci, aggrovigliandoci nel lettone, per interrompere la tranquilla lettura di un mio libro, per prendermi a testate, farmi il solletico, annusarmi e stropicciarmi, dirmi una serie di cose buffe seguendo un filo di pensiero pazzo e sconclusionato, il suo. "Mamma, gli uccellini, per colpa di questi fuochi d'artificio, sono morti mezzi!" "Mamma, mi metti un po' di vento fra i piedi?" "Mi racconti ancora come ero nato da te?" "Non posso dormire senza di te altrimenti faccio solo incubi, se dormo con te faccio solo sogni belli" "Mamma, aiuto vienimi a prendere sono immobilizzato dalla paura!" "L'ho tenito io tranquilla stretto stretto" "Tu sei la regina della casa mamma, ora metti