Capitalismo spicciolo



Ho aperto la pagina della mia posta elettronica e c'erano ben venti mail ricevute, ancora tutte da leggere.
Mi scrivevano: Auchan saldo-carta punti Nectar, Promod-ti invitiamo a spendere 60 euro nel reparto pantaloni di fustagno- ti faremo un buono sconto di 5 se dirai la parola "Sdraio" una volta giunta in cassa, profumerie Limoni-compra Lancome con il venti per cento di sconto a fronte di 3500 punti scaricati, segreteria-pensare con il corpo-saper leggere le rughe e trarne una morale, Monte dei paschi di siena-questo mese è sotto di 68 euro mo' so cazzi amari, quiz per le donne che vanno al cinema-rispondi alle domande(la prima dovrebbe essere: "ci sei più andata al cinema imbecille?"),news dalla tua libreria preferita-effettua il corso di giardinaggio pensile ed allenamento dell'olfatto con il grande scienziato austroungarico Gustav La Patat, wodafone-telefonia mobile-ti offriamo un piano tariffario vantaggiosissimo tutto illimitato anche il prezzo,il tuo centro estetico di fiducia-ti depiliamo in maniera permanente (ovunque) con un semplicissimo prestito che prevede rata irrisoria di 39 euro al mese per 20 anni lunari, profumerie no Limoni-facci sapere cosa ti ha offerto limoni noi faremo certamente di più.

Erano tutte mail inviatemi da persone che mi chiamavano "caraSilvia" anzi, in realtà non erano neanche persone ma tasti, invii automatici, offerte speciali, anzi richieste speciali, affinché io spenda i pochi soldi che guadagno.
Neanche uno straccio di amico, la mail scottante di un amante focoso, la poesia di una sorella, l'abbraccio di una famiglia di Milano conosciuta tre estati fa.
Nessuna mail era davvero per me, allora mi sono chiesta quanto davvero avessi bisogno della quarta nuance di rosso per le mie labbra, del terzo paio di stivali, ma stavolta bassi-neri-scamosciati e non pelle-neri-con-tacco.
Mi sono domandata se il ventesimo completino intimo, peraltro piuttosto inusato direi, dovesse essere acquistato proprio in fretta e furia, se il jeans non aderente a sigaretta, ma scampanato e morbido, mancasse effettivamente nel mio armadio.
Quante e quali cose mi servono veramente?
Cosa mi fa felice davvero?
La sciarpa grigia regalata alla mia migliore amica, andava immediatamente sostituita o ne avrei serenamente potuto fare a meno ?
Ho lasciato che mi convincessero di avere bisogno e necessità della tal cosa nel tal momento, con attenzione chirurgica ho permesso che ciò che sceglievo fosse rintracciabile, monitorabile ed addirittura prevedibile, hanno anticipato i miei desideri e li hanno impacchettati con nastri luccicanti.
Ho creduto davvero fossero i miei, di quella CaraSilvia.
Ogni mese ci sono nuovi obiettivi che devo raggiungere, imbustare e scartare appena tornata a casa.
Poi, una volta ottenuti tali oggetti, dovrei sentirmi meglio.


Già, dovrei.

Commenti

Massimo ha detto…
Consumismo, parola la cui etimologia riporterei alla radice spagnola (palesemente falsa e da me arbitrariamente inventata) con - su - mismo, ovvero "con se medesimo", "con se stessi".
Nel senso che spendere dei soldi può risultare gratificante se appaga un proprio desiderio.

Certo, deve essere un desiderio autentico, non indotto.
Non il consumismo sfrenato, quello che ci induce a desiderare televisori sempre più grandi o telefoni con sempre più funzioni. Oppure gli artifizi di lingerie che accorciano la distanza tra seni e mento o tra glutei e scapole, nel tentativo di ottenere dall'uomo una risposta di maggiore turbamento (mas-turbamiento, sempre se lo spagnolo fosse un'opinione).
Comprarsi qualcosa è un momento bello, salvo quando veniamo attratti dalla nevrosi di avere il settimo paio di stivali UGG, novelle Imelda Marcos, o l'Ipad 5 in anteprima dopo una notte accampati fuori dall'Apple store: queste gioie effimere durano il tempo di iniziare a desiderare la tonalità o il modello successivo.
E' anche bello comprarsi qualcosa quando per troppo tempo si è abituati a comprare qualcosa solo per gli altri, fossero anche i propri figli.

Quanto alla casella mail, dovresti sentirti valorizzata da quel "cara" Silvia, opposto di "a buon mercato"; non ti danno per...scontata.
Sul contenuto delle offerte poi ci sarebbe da scrivere molto. Ad esempio non credo riescano ad anticipare i miei desideri: non penso di aver mai espresso quello di avere una giovane moglie bielorussa sgrammaticata biondo paglia affetta da evidente ipertrofia mammaria che indossa un bikini che probabilmente è l'unica cosa che possiede, la cui posa languida in riva a qualche squallido estuario di un gelido affluente del Dniepr nasconde a malapena l'evidente propensione a raggiungermi in Brianza con tanto di neosuocera mugika ortodossa e neocognato dalla fedina penale poco ortodossa.
Silvia ha detto…
Caro Massimo commentatore adorato, ho un rapporto malaticcio con lo shopping.
Fino ai 3o anni circa non ne facevo affatto, disconoscevo ogni sua lusinga, poi ne sono diventata una fan calorosa, adoro acquistare cose belle per me, i cuccioli, le persone alle quali voglio tanto bene.
Conosco a fondo il potere consolatorio di un acquisto fatto e goduto (mai rivolto alla tecnologia od all' ultimo modello di...)però so perfettamente quando sono in grado di comprare qualcosa che serve e mi piace e quando cerco qualcosa che riempia il buco, bucando ancora di più un portafoglio penoso.
E' un pò come con il cibo, sono una disordinata dell'alimentazione e dello shopping.
E' vero, cara andrebbe letto in un'altra maniera.

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