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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

L'immortalità di domani

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Credo che dovremmo insegnare ai nostri figli a morire. Penso che insegnare loro a vivere tralasciando la morte, sia un lavoro di dubbio valore, incompleto, insufficiente. Comprendo che sia più facile insegnare ad amare la vita che far prendere dimestichezza con l'ineluttabile fine, anche se talvolta è un'impresa titanica anche passare questo amore. La morte non dovrebbe piombare sulle teste dei bambini come un evento imprevedibile, come una disgrazia nella quale inciampare vivendo, un buco oscuro di cui non parlare ma del quale avere terrore, continuamente, silenziosamente. La morte non è l'opposto della vita ma un'appendice di essa, vivendo si muore. Potremmo crescere i nostri bambini ponendo la loro attenzione sull'immortalità dei piccoli gesti, sul passaggio di ricordi, sensazioni, esperienze, sugli scambi profondi, sul petto uguale al loro padre e le unghie spiccicate a quelle del nonno. Mi piacerebbe far riflettere i miei figli sul fatto che siamo

La Strategia manchevole

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Manco di strategia, non ne possiedo, evidentemente non l'ho ricevuta in dotazione. Non conosco strategie di sorta, manco di tattica, improvviso, vado a braccio da 38 anni, e questo braccio non è che mi abbia portato sempre in luoghi meravigliosi, c'è da riconoscerlo. Non rifletto, non pianifico, non prevedo, non capisco ancora bene il meccanismo di causa-effetto, ignoro la relazione, neanche troppo sottile, che esiste fra le azioni e le conseguenze, sono ferma ad uno stato primordiale, piò o meno collocabile fra i primi due-tre anni di vita. Le cose mi accadono ed io accado alle cose come un accidenti, inciampo negli eventi, mi espongo, rischio, mi mordo le mani, rotolo, mi lancio come un cataclisma, parto, "pio e parto" si dice a Roma. Non ho strategie in amore, amo. Non ho strategie musicali, ascolto. Non ho strategie seduttive, seduco. Non ho strategie comunicative, dico. Non ho strategie sessuali, faccio l'amore. Non ho strategie tecnico-professio

Soddisfazioni e momenti difficili

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Con i figli e grazie ai figli si raggiungono momenti di estasi e felicità estrema, sono momenti intensi e bellissimi ma davvero fugaci, il resto del tempo è fatto di fatica, paura, dolore, preoccupazione, stanchezza, noia, sonno arretrato, nervi scossi, attacchi di panico, sensazione di nausea, secchezza delle fauci, alito pesante. Sono momenti pregni di patos quando: -Siete tutti stipati in macchina, destinazione mare, gonfiabili già gonfi che ingombrano lo specchietto retrovisore e di conseguenza ridotta visibilità alla guida, la temperatura interna dell'abitacolo si aggira pericolosamente intorno ai 50 gradi, non cè un parcheggio neanche a pagarlo oro incenso o mirra, e loro si prendono a zoccolate, morsi e sputi bagnati, urlano: "quanto mancaaaa perché non scendiamo, perché non parcheggi? vogliamo farci il bagnooo" e contenuti affini. -Giungete tutti ad un concerto, dopo mesi di attesa, prendete posto, vi sedete cercando di non fare rumore, la musica inizia, v

Dal meccanico

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Io, oggi pomeriggio dovrò andare dal meccanico. La macchina non và, gratta, emette rumori sinistri, anche destri ma in maniera minore. Ho preso appuntamento con il meccanico per le ore 17 in punto. Io, andare dal meccanico, proprio non mi piace. Io, dare i soldi al meccanico mi sembra di buttarli, un peccato vero, un colpo al cuore, un dispiacere ingiusto. Io non ci capisco niente di meccanica e meccanici, fatico ad immaginare come sia fatto un motore, cosa sia un radiatore, dove siano le fasce, di che colore siano le pasticche ed ogni quanto bisognerebbe somministrargliele. Io non ho voglia di andare dal meccanico, mi sale l'ansia, non so dove parcheggiare nell'officina, temo che improvvisamente si alzi il ponte levatoio, che possa rigare la macchina sui muri meccanici, che schiacci un piede al professionista meccanico. Io, quando devo andare dal meccanico non ci voglio andare, mi potrebbe dire qualsiasi cosa che io non sono in grado di controllare, potrebbe effettuar

Considerazioni scontate

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Ho trascorso una vita ad analizzare stupita, le delusioni che gli altri mi davano, le ho quasi collezionate. Le delusioni si sono sovrapposte diventando spesse e dolorose come una crosta sopra alla ferita, ho collezionato amiche che non si rivelavano affatto tali, uomini meschini, colleghi opportunisti e traditori, amanti senza palle, comitive di colpo assenti. Ho pianto, analizzato e sofferto a causa di queste delusioni, mi sono chiesta il motivo, ho cercato il punto esatto dove avessi potuto sbagliare, ho maledetto la mia stolta fiducia, la mia testardaggine, ho urlato contro le fragili caratteristiche di ognuno di noi. Poi ho capito una cosa, magari scontata, magari inutile come lo scoprire che i pesci muoiono senza acqua, un'illuminazione spietata ed accecante mi ha colta una mattina di fine estate, la consapevolezza improvvisa di una considerazione pulita mi ha scrollata dal torpore emotivo: le più grandi delusioni della mia vita, quelle più roventi, profonde e vio

Il metaforico giuoco dei racchettoni

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Questa estate io e te abbiamo giocato molto a racchettoni sulla spiaggia. Abbiamo giocato sotto al sole, sulla sabbia bagnata, su quella rovente e sottile, con i piedi nell'acqua, lontani dagli ombrelloni. Io e te, questa estate abbiamo iniziato a contare gli scambi che riuscivamo a fare, giocavamo a conoscere ed a battere il nostro record. Iniziavamo lanciando la palla e dicendo: "uno" e si continuava a contare ad alta voce fino a che la palla non carambolava a terra, persa, ed allora si azzerava il conto e si ripartiva. A volte abbiamo fatto tre soli scambi, altre volte neanche uno, altre ancora abbiamo tenuto duro fino a trenta saltando e correndo, recuperando e respirando forte. E' capitato che tu tirassi troppo in alto, io troppo lontano, tu senza forza sufficiente, io con esagerata energia. E' avvenuto che tu mi facessi correre ai lati, che io ti costringessi a piegare le ginocchia, che ci dovessimo tuffare completamente in acqua o nella sabbia. E&